"Mezzojuso fiera di Alfredo De Lisi"
a cura di Roberto Lopes
Con grande piacere siamo venuti a conoscenza di una recente
pubblicazione riguardante un nostro compaesano, nato il 28 giugno 1896. Si
tratta del “Diario di guerra del caporal maggiore Alfredo de Lisi. 49°
battaglione d’assedio”, stampato presso la Comica spa Bisogne nel mese di giugno
2007, a cura della famiglia, ed in particolare del figlio Giuseppe De Lisi.
Il volume riporta il diario quasi giornaliero di circa sei mesi di dura vita
della trincea e di operazioni belliche; in particolare si raccontano i fatti a
partire dal 10 marzo 1917 e fino al 30 novembre 1917.
Lo scenario è quello della Grande Guerra combattuta dall’Italia a fianco delle
forze dell’intesa e contro gli imperi centrali di Germania e Austria-Ungheria.
Come si sa,la decisione di intervenire il 24 maggio 1815, a seguito del patto di
Londra, fu preceduta da un dibattito molto duro fra i due schieramenti opposti:
i neutralisti e gli interventisti.
La decisione di intervenire non fu presa dal parlamento ma dal presidente del
consiglio Calandra e dal monarca Vittorio Emanuele II della casa Savoia, che
ultimamente ha spostato i suoi interessi verso il ballo e verso il festival di
Sanremo.Il parlamento fu informato ad accordi già presi e messo con le spalle al
muro di fronte al fatto compiuto. E questo tendenza verrà accentuata
successivamente fino a sfociare nella deriva dei totalitarismi e nei vari
fascismi.
Fallita la strategia della guerra lampo , il conflitto si trasforma in una
guerra di posizione, di logoramento e di trincea. Ed è questo genere di guerra
che si può leggere nel diario di Alfredo De Lisi,partito ventenne per il fronte
e costretto ad abbandonare temporaneamente gli studi liceali intrapresi a
Palermo.
Il diario è un documento molto prezioso grazie al quale si può ricostruire la
vicenda bellica nazionale,la triste vita della trincea,i momenti di sconforto
personali,l’attaccamento alla famiglia ed al paese di Mezzojuso,la religiosità
nonché l’indignazione per la guerra ed i suoi responsabili.
Non sono pochi i casi in cui, incontrando mezzojusari, ci si apre a slanci di
affetto e profonda commozione ( “Per strada incontrai Buttacavoli Salvatore
,l’antico mio mezzadro…Ho fatto veramente gran festa” Diario,28.10.1917; “Mentre
ero in batteria mi incontrai con Cu(t)titta Biagio. Ho provato grandissima
gioia…”Diario,4.11.1917).
E l’anelito ad incontrare conoscenti di Mezzojuso era fortissimo in una
situazione marcatamente segnata dalla solitudine,dalla sofferenza fisica e
spirituale,da lacerazione interiore, logoramento psicologico e da stanchezza.
Infatti ,non furono pochi i casi di ammutinamento, diserzione, autolesionismo e
disfattismo serpeggiante. Recentemente è venute a galla la vicenda della Brigata
Catanzaro che ha visto il coinvolgimento di un mezzojusaro,Vito La Barbera nato
a Mezzojuso il giorno 11.aprile 1892 e fucilato insieme ad altri 15 della
suddetta Brigata. Quest’aria si risente talora nelle pagine del diario.
Illuminante risulta ciò che Alfredo scrive il 10.10.1917 :
“ Si hanno brutte notizie dalle parti dell’Isonzo….I tedeschi uniti agli
austriaci fanno una grande offensiva. Il comunicato di Cadorna è molto
allarmante…”
Alfredo riporta una parte del comunicato del comandante che così recita:”Malgrado
la viltà di alcuni reparti della II art. il nemico ha messo piede sul sacro
suolo della patria”.
Bisogna chiarire che il 1917 fu un anno di svolta per la Grande Guerra. Intanto
entrarono in guerra gli Stati Uniti d’America ed invece la Russia si tira fuori
dal conflitto. La Russia, come è noto, preferì uscire dalla guerra per risolvere
le questioni interne al paese e alla rivoluzione.
Chiuso quindi il fronte orientale, i tedeschi spostarono le loro armate verso
sud e verso il fronte occidentale. Ecco perché il nostro Alfredo parla di
tedeschi e austriaci uniti e delle notizie allarmanti che possono essere
sintetizzate con la parola “Caporetto”.Siamo infatti alla fine del mese di
ottobre de 1917.
Non sono rare le occasioni in cui Alfredo si affida nelle braccia della fede di
Nostro Signore ed alla protezione del patriarca San Giuseppe, non comprendendo
il senso e le ragioni di tanta sofferenza e di tanto dolore:
“Oggi giorno di san Giuseppe. O miracolosissimo Patriarca,fatemi la grazia
di ottenere questa licenza e di mettere la pace nella famiglia e nel mondo”
( 19.3.1917)
E ancora il 15 giugno scrive:
“Quello che vuole Iddio si fa.Se non fosse per il lume della fede a
quest’ora nemmeno io so quello che avrei fatto. L’umanità,la carità,il
rispetto….dev’essere andato in fumo.Spero farla finita”.
E momenti di sconforto,di imprecazione,rabbia e indignazione si trovano sparse
in gran numero:
“Quando deve finire questa maledetta guerra?” (20.5.1917)
E ancora :
“I nostri sono in ritirata sulle parti dell’Isonzo e si dice che già sono
arrivati sul Tagliamento….Sventurata Italia…..! Per conquistare quel po’ di
terreno ha dovuto per due anni versare fiumane di sangue…” ( 1.11.1917)
Sembra di sentire i versi di una nota canzone popolare della Grande Guerra Fuoco
e mitragliatrici
Non ne parliamo di questa guerra che sarà lunga un'eternità ;
per conquistare un palmo di terra quanti fratelli son morti di già !
Trincea dei razzi, maledizione, quanti fratelli son morti lassù !
Finirà dunque 'sta flagellazione? Di questa guerra non se ne parli più.
Naturalmente c’è un motivo ricorrente nelle pagine del diario:in pensiero della
famiglia. E’ un tratto affettuoso,delicato,premuroso e nobilissimo che fa di
questo documento,molto prezioso per gli studiosi di storia,una testimonianza di
autentica umanità.
Ci piace ricordare anche altre informazioni contenute nel volume che scolpiscono
mirabilmente la figura di un uomo vero, come ad esempio la sua instancabile
attività di medico a servizio del prossimo, fosse il partigiano della Resistenza
alla dittatura o semplicemente la persone normale che quotidianamente combatte
nella giungla della umana esistenza.
Noi lo annoveriamo fra i “giusti” di questa terra e Mezzojuso credo debba
sentirsi onorata e fiera di avere dato i natali ad un uomo autentico.
Mezzojuso 7 marzo 2010